La vita è tornata, una riflessione a 130 anni dalla nascita di Pasternak

“La vita è tornata, così, senza motivo, / come allora s’era stranamente interrotta. / E sempre in quella stessa strada antica, / sempre quello stesso giorno d’estate e a quell’ora”

Boris Pasternak

Vicende e circostanze di questi tempi di pandemia ci permettono di cogliere in tutta la sua sofferta e incredula realtà il senso profondo di quello “strano interrompersi” della vita di cui parlano i versi di Boris Pasternak. Siamo comunemente abituati a considerare il tempo come un unico movimento progressivo, ma a partire dai primi giorni dell’esplosione del contagio in Italia, nel febbraio 2020, lo scorrere della nostra normalità è stato sostituito dall’esperienza di un tempo sospeso, tra parentesi, drammaticamente ed eccezionalmente “altro”. Il tempo della sofferenza di molti – troppi -, delle lunghe file di furgoni carichi di bare, ma anche dei delfini tra le acque di nuovo pulite di Venezia e della solidarietà tra chi sta combattendo, per una volta, la stessa battaglia.


Un anno dopo, mentre ancora ci interroghiamo su quando il tempo riprenderà a scorrere dal punto in cui si era interrotto, forse iniziamo a riconoscere che anche la vita sospesa è vita e che, dopotutto, come cantava Jimmy Fontana, “il mondo non si è fermato mai un momento / la notte insegue sempre il giorno / ed il giorno verrà”.


L’opera di Boris Pasternak, di cui oggi ricorrono i 130 anni dalla nascita, è costellata di riferimenti al tempo e alla capacità straordinaria degli uomini di rapportarsi ad esso e di abitarlo, collocati come siamo in una tensione continua tra l’infinito fluire della storia e la pienezza – di vita, di senso – degli istanti: quelli che nemmeno la pandemia può sottrarre al tempo, quelli da cui ripartiremo e da cui, in realtà, ripartiamo ogni volta che la vita ce lo chiede, lì dove abita e abiterà la più pura immagine di noi stessi.

Ignazio Lax 

Secured By miniOrange