«Un’atmosfera di avventura e di passione aleggiava intorno alla vita dei principi, e non era soltanto l’immagine popolare che la creava. L’uomo moderno non ha generalmente alcuna idea della sfrenata stravaganza e infiammabilità dell’animo medioevale. Chi consulti unicamente i documenti ufficiali, giustamente ritenuti come le più sicure fonti per la conoscenza storica, sarà tentato di farsi di quel periodo della storia medioevale un’immagine poco diversa in fondo da una descrizione della politica di ministri e ambasciatori del secolo decimottavo. Ma tale rappresentazione è difettosa in un punto essenziale: vi manca la crudezza di colore della violenta passionalità che animava popoli e principi. Senza dubbio c’è anche oggi un elemento passionale nella politica: ma, tranne nei giorni di rivoluzione e di guerra civile, esso urta di più contro freni e ostacoli; è in certo modo costretto entro i limiti fissi del complicato meccanismo della vita sociale»
J. Huizinga, Autunno del Medioevo
L’anno appena trascorso ha posto l’uomo dinanzi ad una profonda crisi, costringendolo a modificare la sua quotidianità. Coincidenza vuole che durante questa fase “autunnale” che l’uomo sta vivendo, l’opera dello storico olandese Johan Huizinga, L’Autunno del Medioevo, compie il suo centenario dalla prima pubblicazione avvenuta nel 1919/20.
Ma cos’è l’Autunno? È un periodo i cui profumi e colori lo fanno percepire come un tempo ora di riflessione ora di programmazione e di ripartenza, in cui l’uomo e la natura si sforzano di raccogliere i frutti prodotti dalle stagioni precedenti per immettersi in una nuova e laboriosa fase. Questa rituale fenomenologia che solitamente l’uomo vive con indifferenza, pare si presenti ora come una condizione permanente con ritmi torpidi e lenti: l’Autunno del Ventunesimo secolo. Recentemente un gruppo di giornalisti anglo americano hanno pubblicato nel National Geographic (4 gennaio 2021) un reportage sul modo di fare cronaca al tempo della pandemia e della crisi sociale americana; nelle pagine dedicate a questo argomento gli scrittori propongono una narrazione sine verbis per lasciare spazio ad alcune riproduzioni fotografiche come la statua del generale sudista Robert Edward Lee trasformata in un monumento del Black Lives Matter (by Kris Graves), la salma di una sospetta vittima di Covid-19 in un ospedale indonesiano (by Joshua Irwandi), la sala lettura della biblioteca universitaria di Cracovia (by Rafał Milach), in cui non vi è alcun soggetto particolare o protagonista, ma ogni piccolo dettaglio di queste immagini rimandava all’ ”autunno” che ogni singolo uomo sta vivendo. Ecco che le riflessioni di Huizinga sul compito culturale della storia sembrano più attuali che mai; lo scrittore olandese dinanzi a queste immagini direbbe: «fiorisce qui, nel suo quieto splendore, il mistero della vita quotidiana, la commozione immediata nel miracoloso di tutte le cose e della loro raffigurazione». Qual è, allora, il compito della storia e dello storico in quest’epoca? Estrapolare dal caotico silenzio di questa stagione della vita passioni, sentimenti e emozioni nascoste, cercando di dare forma alla mentalità degli uomini che la stanno vivendo.
Giovanni Di Bella